STORIA

Il porto fenicio: un viavai di merci e persone

Le coste frastagliate e ricche di ripari della Fenicia favorirono la costruzione di porti, per l’approdo delle navi, ed empori, per il deposito delle merci.
Dai tanti porti naturali le navi fenicie facevano vela verso l’Africa settentrionale e la Spagna per acquistare i metalli preziosi che gli artigiani di Tiro, Biblo e Sidone trasformavano in oggetti di lusso.

Con il commercio marittimo i Fenici riuscivano ad acquistare all’estero i viveri e le materie prime di cui non disponevano, scambiandole con legno e olio di cedro, oggetti di vetro colorato e stoffe preziose tinte con la porpora, un colorante rosso molto pregiato.

Gli abiti colorati furono una grande novità: fino ad allora i popoli antichi avevano usato stoffe per lo più di colore bianco.

Solo la costruzione di un tipo di nave in legno, dotata di vele e timone, e l’invenzione della chiglia (un’asse posta sotto lo scafo delle imbarcazioni per renderle più stabili) diedero la possibilità ai mercanti fenici di attraversare specchi di mare molto ampi e di collegare con regolarità Paesi anche molto distanti fra loro.

Il colore del potere

La porpora si estraeva dal mùrice, un mollusco marino, e si otteneva lasciando marcire migliaia di conchiglie in acqua salata.
I tessuti color porpora richiedevano una lavorazione complessa ed erano, perciò, molto costosi, tanto che solo le persone più ricche potevano acquistarli.

Le colonie fenicie

Per assicurarsi approdi sicuri e, soprattutto, rifornimenti di viveri, i mercanti fenici organizzarono basi commerciali, con mercati e magazzini, lungo le coste del Mediterraneo. Con il tempo, alcune divennero vere e proprie città, chiamate colonie: la più famosa e potente fu Cartagine, in Africa.

ATLANTE ANTROPOLOGICO DI STORIA E GEOGRAFIA 4-5
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